Uxmal

25 Marzo 2009
messico

Prima di arrivare a Uxmal, ci siamo fermati in un piccolo paese chiamato Muna. Il paese poco turistico era in qualche modo il nostro primo assaggio del vero Messico, inalterato dalla presenza dei turisti. L'arco del soffitto del mercato locale è tutto dipinto con le scene della vita quotidiana con i colori molto vivaci ed allegri, una caratteristica molto diffusa in Messico. E sul mercato si vende di tutto: carne, verdura, frutta, spesso a noi sconosciuta, famosi peperoncini messicani, attrezzi per la casa e CD musicali, rigorosamente contraffatti, ma con la copertina a colori. Prima di comprarlo te lo fanno anche sentire, ad altissimo volume, per darti la garanzia che la copia è buona. Il prezzo? Un dollaro per un CD.

sofitto dipinto del mercato di Muna

Dopo una quarantina di minuti eccoci a Uxmal, sotto un sole scottante. Il sito si trova su un'altitudine di circa 150 metri sul livello di mare. Un altitudine bassa, ma significante in quanto lo Yucatan è in pratica una pianura molto bassa. La zona è ricca di terra, ma c'è una mancanza d'acqua, perciò gli antichi Maya costruivano delle cisterne, chiamate "chultun", per raccogliere l'acqua piovana. L'acqua di una di queste, che si trova subito all'entrata del sito, è utilizzata anche oggi per i servizi igienici.

Lo stile architettonico di Uxmal è decisamente diverso rispetto a quello che abbiamo visto a Chichen Itza. La piramide principale, chiamata dagli archeologi. Il tempio dell'Indovino, alta circa 35 metri, e tutta arrotondata, con le forme molto più morbide e praticamente senza angoli vivi. Fino ad oggi è unica trovata dagli archeologi con la base ovale. All'interno della piramide hanno trovato altre 2 piramidi all'interno. Per questo il sito si chiama Uxmal: "ux" stà per il numero tre e "mal" stà per costruito, cioè tre volte costruito. Il nome della piramide viene da una leggenda: c'era un re, cioè un sacerdote che era un nano e sosteneva di avere dei poteri magici. Si dice che per far vedere al popolo i suoi poteri magici abbia costruito questa piramide in una notte sole, la notte successiva il palazzo del governatore e la terza notte una gran piramide, quella sulla quale siamo saliti.

una coppia di iguane fanno la siesta

Fino a pochi anni fa si poteva salire sulle piramidi adorandole da più vicino e godendosi delle bellissime viste panoramiche, ma negli ultimi anni questo è stato vietato. Principalmente perché le strutture, sotto i piedi di migliaia e migliaia di turisti, cominciavano a rovinarsi, e anche per il fatto che le misure di sicurezza non potevano essere garantite. Qui a Uxmal è ancora permesso salire su una delle piramidi e ovviamente non abbiamo perso quella occasione. La salita era un può faticosa, dovuta all'elevata altezza degli scalini e dal caldo tropicale. La discesa invece, per alcuni partecipanti, era un vero incubo per "l'abisso" che si vede, scendendo giù, ma alla fine è andata bene.

Riporto qui sotto una fotografia panoramica scattata dalla cima della piramide che abbiamo scalato. Un panorama mozzafiato grazie anche alle nuvole bianche che parzialmente coprivano il cielo.

foto panoramica del sito archeologico di Uxmal

Ecco una delle storielle raccontateci dalla nostra guida durante la visita: in quel epoca, le persone nate con le malformazione erano considerate più vicine ai dei e per questo spesso erano elevate al rango del sacerdote. Per questo, quando un bimbo nasceva normale alcuni genitori a volte decidevano di fare qualcosa per farlo diventare malforme, diverso dagli altri. Uno dei metodi era nello schiacciare la testa ai bimbi appena nati, mettendogli due pezzi di legno, uno sulla fronte e uno dietro la testa, e con una corda li stringevano. In questo modo la testa del piccolo, durante la crescita, si allungava e diventava a punta, come una piramide. Un altro modo era inserire una pietra tra gli occhi del bimbo che, guardando sempre la pietra diventava strabico. Le pratiche che a noi oggi sembrano orribili, ma che per i Maya erano quasi delle usanze.

E per finire in bellezza questa visita, dopo pranzo mi sono dedicato ad una jam-session sul xilofono con due musicisti locali. Devo dire che loro erano un po' troppo statici, sembravano fatti di metallo, e non sempre riuscivano a seguire la mia virtuosità su questo strumento. Finita questa piccola esibizione, seguita purtroppo da pochissimi appassionati (mia moglie, 3 uccelli, qualche formica e due altri insetti non identificati), ci siamo rimessi in viaggio verso Campeche.


Ospite di SpaziOso