Bacalar

30 Marzo 2009
messico

Verso le 9, siamo partiti dall'albergo. L'ora tarda ed insolita, ma era l'ultimo giorno e non avevamo fretta, contenti perché tutto è andato bene, un po' stanchi fisicamente ma allegri e con l'anima piena di impressioni, delle nuove esperienze, delle conoscenze acquisite. L'unica sosta quel giorno era prevista nella città di Bacalar che si trova sulla costa dell'omonima laguna. La laguna è molto stretta ed allungata, e si apre sul mare dei Caraibi verso sud. La chiamano "La baia dei 7 colori", per le sette tonalità dell'azzurro che si presentano all'osservatore, come si vede (ammetto non troppo bene) nella foto panoramica sottostante.

panorama della baia di Bacalar

Un piccolo giro nella piazza centrale del paese dominato da una vecchia fortezza. Era l'ora della merenda e così abbiamo visto tanti ragazzini nel cortile di una scuola godersi la meritata pausa mangiando i soliti tacos. E là c'era anche un bar molto carino, con un'invitante macchinetta italiana per il caffè espresso e non potevamo non fermarci. A pochi passi dal posto dove abbiamo parcheggiato abbiamo trovato sulla strada un chopper, una motocicletta con la forcella anteriore molto inclinata. Mi ricordo di aver letto ai suoi tempi che quelli molto bravi nella guida cominciavano a modificare le forcelle in quanto la guida diventava molto più difficile. E così chi aveva un chopper con la forcella più inclinata era considerato più bravo nella guida.

A pochi chilometri dal centro si trova un cenote, profondo 90 m e nonostante l'estrema vicinanza del mare (una decina di metri) con l'acqua dolce. Finalmente avevamo un'occasione per tuffarci dentro. E lo abbiamo fatto, molto volentieri perché ogni rinfresco nelle zone tropicali è come una dono del cielo. Nel ristorante sul bordo del cenote ci è stato servito il pranzo, tutto a base di pesce, gamberi, calamari – molto gustoso.

Il pulmino ci portava verso i nostri alberghi sparsi nei vari posti della Riviera Maya. Il gruppo diminuiva dopo ogni sosta, caratterizzata da tanti abbracci, baci, saluti e promesse di mantenere contatti anche dopo il nostro ritorno in Italia. La maggioranza del nostro gruppo, noi 6 su 11, abbiamo abbandonato per ultimi il pulmino, la nostra guida Azkael ed il nostro autista José, sbarcando davanti alla reception dell'nostro albergo Catalonia.


Ospite di SpaziOso